Si è conclusa la saga dei mitici tre, Jeremy, Richard e James, che abbiamo seguito con affetto per anni, prima su Top Geare poi su The Grand Tour su Amazon. Di recente è andato in onda l’episodio finale, che si chiude esattamente dove, 17 anni fa, terminava il loro primo speciale.

Ammetto che, sui social, avevo provocatoriamente scritto che non ci mancheranno. Questo commento, seppur provocatorio, riflette in parte un pensiero sincero.

Questi tre personaggi hanno rivoluzionato il modo di parlare di automobili, segnando probabilmente la storia della televisione, e non solo. Ci sono stati innumerevoli tentativi di imitazione, sia su scala locale – come il nostro Top Gear Italia – sia a livello mondiale, ma onestamente nessuno ha mai avuto l’impatto, il carattere e la forza che avevano loro.

Hanno sconvolto le convenzioni, rompendo il mito che in ogni recensione automobilistica si debbano esaltare solo i pregi, minimizzando i difetti per non irritare gli sponsor. Hanno testato auto da sogno in luoghi mozzafiato, facendoci sognare e divertire. Non tutte le puntate saranno ricordate allo stesso modo, ma basta scegliere un episodio a caso e sicuramente comparirà un sorriso sul volto di qualsiasi appassionato.

Ma perché allora sostengo che non ci mancheranno?

Le ragioni sono molteplici: il mondo cambia, noi cambiamo, le auto cambiano e così fanno le persone. Nelle prime puntate, la loro sana follia era spontanea, contagiosa; si percepiva chiaramente che si stavano divertendo, e ci trasmettevano questo entusiasmo. Col passare degli anni, però, i copioni hanno preso il sopravvento, e si intuiva che qualcosa andava perduto. Ho ascoltato un’intervista al meccanico di Affari a Quattro Ruote UK, che raccontava come, nelle prime serie, erano solo lui e il collega con una piccola troupe di tre o quattro persone; nelle ultime stagioni, invece, erano circondati da cinquanta membri dello staff. Quando si arriva a quel punto, non sei più tra amici a improvvisare: ogni ruolo è preciso e definito.

Non è solo la perdita di spontaneità che ha, a mio avviso, ridimensionato l’hype per Top Gear (o The Grand Tour), ma anche il fatto che il mondo attuale non è più adatto a un programma di questo tipo. In un episodio, Jeremy ha dichiarato di non essere interessato alle auto elettriche, definendole elettrodomestici noiosi. Aggiungerei che, oggi, forse il 90% delle auto in commercio sono noiose.

I tre presentatori sono invecchiati, e così è successo a noi, il pubblico che li ha seguiti per anni. Le nuove generazioni sembrano solo parzialmente interessate a loro. Per chi come noi ha un legame romantico con l’idea di percorrere strade sconnesse in mezzo al nulla, il fascino rimane, ma anche io, a un certo punto della puntata, ho pensato che con 17.000 euro avrei potuto comprare una Yaris Cross usata e fare lo stesso viaggio con maggiore comodità.

Siamo diventati come loro: più vecchi e stanchi. Alcune cose non ci divertono più come una volta. Guardare un episodio di Top Gear una volta significava provare l’impulso di uscire, mettersi al volante e fare qualche pazzia. Oggi, non è più così. Il mondo là fuori non capisce la nostra passione; ci vede come nostalgici inquinatori fuori dal tempo.

Non è solo una questione di auto elettriche, ma di un cambiamento radicale nella nostra prospettiva. Per noi, l’auto rappresentava libertà, felicità, movimento, socializzazione. Guardando quelle puntate, rivivevamo il nostro spirito e la nostra passione.

Sono felice che abbiano deciso di fermarsi, perché, vedendo loro, vedo me stesso: più stanco, più vecchio e meno motivato. Vederli cercare di ricreare ciò che li divertiva un tempo mi rattrista più che altro, perché mi fa sentire altrettanto patetico.

Non voglio piangermi addosso; i bei momenti con gli amici, con l’auto, anche da solo, ci sono ancora e spero che continueranno.

Quando Top Gear era al suo apice, incarnava la nostra passione per l’auto, la nostra voglia di emozioni forti, di prestazioni e carattere. Oggi, le auto sono diventate espressioni del mondo moderno: discrete, apatiche, incapaci di far venire voglia di correre. Comode, sicure, silenziose e il più ecologiche possibile.


Marcello Rossetti

Marcello Rossetti

Appassionato di auto da sempre, amante della guida e del pilotaggio. Fammi fare 70 curve in mezzo al verde e sono felice