Oggi in autostrada sono stato superato da una Range Rover HSE, auto che è un simbolo di una nazione con una cultura automobilistica di tutto rispetto paragonabile senza dubbio a quella italiana. Mentre il SUV si allontanava a gran velocità mi è sorto un pensiero a cui forse non tutti i “petrolheads” badano; che fine ha fatto l’industria automobilistica britannica?
Fin dal passato gli inglesi hanno sempre avuto una reputazione quasi a “doppia faccia”, perchè se da un lato costruivano auto lussuose e di gran classe, allo stesso modo queste erano altamente inaffidabili e famose per i loro frequenti guasti. Ad ogni modo le varie Jaguar, Bentley, Aston Martin e quant’altro sono sempre state amate dagli appassionati grazie ad un pedigree sportivo non indifferente che permetteva ai vari proprietari di sfrecciare con i loro bolidi in pista ma anche di poter sfilare per il centro di Londra in tutta comodità, celebre è infatti lo slogan Roll Royce in cui si enfatizzava la silenziosità del motore sostenendo che all’interno dell’abitacolo si sentisse solamente il rumore proveniente dall’orologio del conducente. Tralasciando il mondo delle auto più costose e per pochi, il Regno Unito ha avuto notevole successo anche con vetture prodotte in massa, basti pensare alla celebre Mini per non parlare di altre marche come Rover, Sunbeam o Talbot che ancora percorrono centinaia di chilometri tutti i giorni sulle strade britanniche, ed è pensando a tutto questo che una domanda mi è passata per la testa; “Dove sono finite tutte queste case automobilistiche?”.
Effettivamente non si può non aver notato come negli ultimi decenni il panorama automobilistico inglese si sia limitato alla produzione di super car e di due principali auto ovvero Mini e Land Rover che, se vogliamo essere pignoli, di inglese hanno solamente il nome, infatti numerosi marchi britannici (se non quasi tutti) fallirono o comunque furono sull’orlo del fallimento con conseguente acquisto da parte di aziende straniere che hanno ribaltato le sorti delle varie Aston Martin, Rolls Royce o Bentley che avrebbero altrimenti rischiato la chiusura definitiva. In questo momento ci troviamo dunque ad avere auto britanniche con motori tedeschi o affiliate a marchi indiani, ovviamente solo a leggere quest’ultima frase un vero purista “vecchia scuola” sente i brividi lungo la schiena ma effettivamente tutto ciò ha portato i vecchi marchi inglesi allo splendore che meritano con vetture che onestamente non sfigurano in nessun modo (insomma chi avrebbe il coraggio di dire che una Aston Martin DB11 sia brutta?), l’alternativa probabilmente sarebbe stata un’estinzione del marchio come successo per altre case automobilistiche, un esempio nel panorama europeo potrebbe essere Saab.
Ma la “resistenza” full british esiste e porta i nomi di Ariel, Noble, Ascari, Ginetta e ovviamente di Mclaren. Tutti questi marchi sono ciò che rimane della produzione completamente inglese, nonostante si parli comunque di auto in esemplari in numero limitato e anche di auto da performance elevate, ma rimane lo stesso un esempio di come il settore automotive britannico sia ancora al passo con i tempi in grado di tenere alto l’ “Union Jack”. E’ vero onestamente può sembrare una consolazione assai magra considerato che queste auto sono molto rare e anche acquistabili da pochi eletti evidenziando dunque un’enorme lacuna nel settore di auto da tutti i giorni e alla portata di molti, ma noi continuiamo a sperare di rivedere qualche utilitaria inglese parcheggiata fuori dal centro commerciale accanto a qualche Fiat Punto o di rivedere una station wagon con all’interno un’allegra famiglia in viaggio, nel frattempo ci accontentiamo di veder allontanarsi quel Range Rover quasi come fosse il simbolo di un’era ormai passata che lascia spazio ad un nuovo concetto di automobile cosmopolita.