Recentemente mi è capitato di visionare, per conto di un amico, una Lamborghini Urus usata in vendita. Un bellissimo esemplare, ben rifinito, con scarichi sportivi e tanti altri accessori. Forse è più facile dire cosa manca: il tettuccio apribile, che in questo caso avrebbe avuto un senso, considerando che l’auto è completamente nera e un po’ di aria in più non avrebbe guastato.

Osservando la macchina, ho notato i piccoli difetti per i quali mi era stato chiesto un parere. Subito dopo aver fatto un elenco, mi sono soffermato a riflettere sulla natura di alcuni segni, in particolare sul cruscotto. La vettura è stata utilizzata da una famiglia e, molto probabilmente, è stato montato un seggiolino sul sedile del passeggero; il bambino, con le sue scarpine, ha lasciato qualche segno sul cruscotto. Niente di grave, ma questo dettaglio mi ha portato a una serie di riflessioni.

Ho iniziato pensando: è una vettura, è un SUV, un oggetto, ed è giusto che venga sfruttato. Cosa c’è di male? Poi mi sono ricordato di alcune conversazioni con persone, anche molto giovani, che preferiscono una Ferrari Purosangue a una 296 GTB, o una Lamborghini Urus a una Huracán. Non si tratta solo di praticità o versatilità: è una vera e propria scelta di gusto e di stile.

Questi SUV offrono prestazioni straordinarie: basti pensare che, secondo Lamborghini stessa, una Urus è performante in pista quanto una Gallardo. Il sistema di sospensioni della Ferrari Purosangue ricorda quello della Williams di F1, che dominava con le sue sospensioni attive; qualcosa di incredibile, capace di annullare beccheggio e rollio, mantenendo la vettura neutra, confortevole a bassa velocità e micidiale quando si spinge al limite.

Oggi, scegliere un super SUV non significa rinunciare alle prestazioni: si guadagna in versatilità, spazio da condividere con gli amici e una linea moderna. Noi appassionati con qualche anno sulle spalle siamo abituati a “tirare fuori” la nostra super sportiva per un giro, per il puro piacere di guidarla, senza una meta precisa. Ma i nuovi utenti delle supercar sono iperattivi; non hanno il tempo né la voglia di usarla solo per un giro. Devono andare in montagna, al mare, al lago, a una festa, caricando amici o portando attrezzature. Una due posti la trovano scomoda e poco adatta ai loro scopi.

Inoltre, negli ultimi anni, abbiamo demonizzato la velocità e le auto sportive. Una supercar tradizionale ha senso solo se si può andare forte; i suoi limiti sono giustificati dalle prestazioni. Ma oggi, in un mondo in cui la velocità è controllata e si cerca di essere più civili, questo aspetto perde di importanza. Rimane una linea affascinante, ma che, in molti casi, non è più sufficiente.

Anche il mercato delle auto “normali” sta virando verso i SUV, e i canoni di bellezza cambiano, come in ogni altra cosa. Così, anche l’eleganza di una due posti è relativa: può piacere a me, ma molti altri preferiscono il SUV.

Ecco perché ho paragonato i nuovi super SUV al meteorite che ha spazzato via i dinosauri. Le nostre amate super sportive tradizionali sono ormai dei “dinosauri” fuori dal loro tempo?

Voi cosa ne pensate?


Marcello Rossetti

Marcello Rossetti

Appassionato di auto da sempre, amante della guida e del pilotaggio. Fammi fare 70 curve in mezzo al verde e sono felice