Raccontiamo in modo inedito questa edizione della “Winter”, non ho avuto modo di partecipare direttamente, ma ho coinvolto un caro amico di Emiliani Volanti che oltre a fare il Driver si è anche cimentato nel fare l’inviato speciale. Avrei preferito che l’articolo uscisse a suo nome in quanto le emozioni che mi ha trasmesso sono veramente da brivido, ha però preferito rimanere anonimo e ovviamente rispetto la sua decisione.
E’ quindi brutto partire subito con le accuse e le critiche al nostro inviato, ma avendola vissuta in prima persona so benissimo il problema, adesso vi spiego di cosa stiamo parlando.
Vivere una manifestazione è sempre emozionante, la Winter, vuoi per il contesto, vuoi per la notte, vuoi per le location o anche solo banalmente per il freddo è davvero qualcosa di unico.
Succede pertanto che nelle prime ore dei primi giorni sembra che nulla accada, che ci sia tempo per fare tutto e anche appunto per fare il reporter, si racconta, si prende nota e si è anche un tantino prolissi su aspetti che non sono proprio centrali rispetto all’iniziativa.
Poi all’improvviso tutto cambia, non si capisce cosa scatti, ma sei sempre impegnato, sempre più in gara, sempre più attento al cronometro, al Road Book e alle emozioni che ti crescono dentro.
Finalmente quest’anno anche il pubblico ha potuto essere più presente ed è un aspetto che non è per nulla secondario, quello che ci racconta il nostro inviato è proprio il calore e l’emozione che si ha per gli sguardi d’ammirazione alla propria vettura. Da pilota poi il fatto di “correre” insieme a Mike o a Davide ti fa sentire protagonista ed è un’eterna altalena di emozioni, si passa dall’essere lusingati di essere con loro, alla modestia più sfrenata in alcuni momenti, quando fatichi a sentire la macchina e pensi di non essere degno. Per concludere coi momenti di pura eccitazione, quando alla fine anche tu ce l’hai fatta e ti senti un Pilota vero.
Molti di voi che ci leggono avranno già capito di cosa stiamo parlando, ma per chi si cimenta solo con vetture moderne è difficile capire la tensione e l’eccitazione che ti da la guida di una vettura nuda e cruda in condizioni proibitive. Tutti noi quando guidiamo una moderna sappiamo che possiamo fare affidamento su ABS, controlli di trazione e stabilità e se proprio proprio va male, su Airbag, gabbie di protezione etc…
Guidare una moderna anche in condizioni difficili ti fa stare più o meno con la stessa tensione dall’inizio alla fine del viaggio, il bello della Winter è che vedi proprio la differenza tra i vari piloti nelle 3 fasi. Quali sono? Semplice, all’inizio devi familiarizzare con la vettura, capire quello che puoi o non puoi fare, e qui ci sono quelli che si buttano, quelli che crescono pian piano e quelli che sembra non siano mai scesi. Per tutti però arriva il momento in cui inizi a fare ritmo, senti di aver capito tutto e fai quel piccolo grande errore, da lì si arriva in fase tre, quella che ti porta a spingere vicino al limite che sai di non dover oltrepassare che vuoi continuare a sfiorare. Quando sei a quel punto, con i panorami mozza fiato che incontri, con le stupende auto della Winter intorno a te capisci, che si, cavolo, sono felice, sono qui ed è proprio ciò che voglio fare.
Ringrazio questo amico per il suo racconto e cercherò di lasciarlo guidare nella prossima edizione raccontandolo di persona.